La Finanziaria 2008 e quella del 2010 frantumano la scuola lombarda che non è più in grado di garantire la qualità dell'offerta didattica
Dopo mesi di bugie, il Governo ha varato una manovra economica iniqua e ingiusta che non sostiene gli investimenti e la conoscenza e fa pagare i costi di questa crisi a chi questa crisi la sta già subendo.
Colpiti i settori pubblici della conoscenza, ridotti i salari e soprattutto il welfare, i diritti dei più deboli, dei precari, pensionati e famiglie.
Per scuola, università e ricerca si prospettano tagli che si aggiungeranno a quelli già programmati. Diventerà difficile anche la sola gestione ordinaria di scuole e atenei, mentre alla ricerca pubblica si sta negando un futuro, sopprimendo enti e liquidando professionalità e competenze. A farne le spese studenti, insegnanti e personale scolastico che in pratica si vede annullati tre anni di carriera.
Per la scuola pubblica della Lombardia, gli effetti della legge finanziaria del 2008, la legge n. 133, e la manovra economica produrranno per il prossimo anno scolastico un taglio di posti di lavoro nella scuola pari a 4065 unità e un taglio di stipendi pari a 2500 euro annui per i docenti e 1500 del personale A.T.A. che si aggiunge ai 175 milioni di risorse, stanziate e mai arrivate.
In Lombardia, come se non bastasse, arriva l'annuncio del Ufficio scolastico della Regione: il prossimo anno solo il 46,5% delle classi delle scuole primarie potranno attivare il tempo pieno. Pronta la risposta del PD che per bocca di Sara Valmaggi e Fabio Pizzul esprime il proprio disappunto e la propria contrarietà. "Questo annullamento - dicono - corrisponde ad una carenza di organico e quindi ad una diminuzione dell'offerta formativa. Si potrebbero dunque garantire le 40 ore settimanali ma a scapito della didattica. Il meccanismo utilizzato da questo discutibile provvedimento è quello di omogeneizzare un rapporto prestabilito alunni-docenti che penalizza le province dove tradizionalmente era già in essere il tempo pieno, come per esempio Milano e Lodi. È evidente che così si perde uno dei fini della scuola che dovrebbe avere il compito di ridurre le diseguaglianze sociali e funzionare come ascensore sociale. Finalità che sembrano oggi sempre più lontane dal loro raggiungimento".
articolo tratto dalla "Newsletter del Partito Democratico del Consiglio Regionale della Lombardia"
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